Bad Luck Banging or Loony Porn (sesso sfortunato o follie porno)

il

Regia: Radu Jude
Produzione: Romania, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Croazia, 2021 – 106’
visto su: miocinema

Cosa c’è meglio di un pornazzo per tornare in sala* dopo sei mesi?
Non so quanto abbiate sentito parlare di questo film, Orso d’Oro a Berlino 2021, ma sappiatelo: contiene sesso esplicito girato in modo amatoriale.
La trama e la costruzione sono semplicissime: c’è un prologo che mostra il filmino privato di una coppia, poi una prima parte che descrive pian piano la protagonista, ricostruendone la personalità, il mestiere, l’identità, mentre attraversa una Bucarest che svela le sue miserie morali.
Nella seconda parte il regista squaderna una serie di cartoline che a suo dire illustrano gli usi e i costumi del popolo rumeno, visto come una società povera e volgare, plagiata da un bellicismo che spinge a cercare disperatamente un nemico da incolpare e combattere.
Nella terza parte si inscena un processo senza difesa, dove la donna del filmino, che si scopre essere maestra in una scuola (elementare?), è giudicata da un’assemblea di genitori che raccoglie le varie anime della società: militari, contadini, preti, immigrati, borgesi, intellettuali e compagnia bella.
Se la costruzione del film è quindi relativamente semplice, la sua particolarità sta nel carattere provocatorio con cui il regista Radu Jude quasi aggredisce lo spettatore gettandolo nella mischia. L’idea di fondo sembra essere che il Cinema non possa continuare a ignorare il reale, e soprattutto l’attualità più stretta, perciò se viviamo nell’epoca del porno libero, in cui tutti sembrano avere perfetta cognizione di termini come “milf”, “gang-bang”, “dp” e chi più ne ha più ne metta (appunto), è perfettamente inutile ignorarlo. Allo stesso tempo non si può continuare a tenere l’epidemia di covid dietro lo schermo, rifiutandosi di rappresentarla, come se non lasciare delle prove fosse sufficiente per dimenticare questo tempo che viviamo.
Radu Jude si lancia con spirito arrembante all’attacco di una società che disprezza profondamente, ma il sarcasmo che usa nelle inquadrature non riesce a schermare il livore che lo muove e che si manifesta anche verso lo spettatore.
È vero che la storia prende di mira la società rumena e la sua storia, ma è anche vero che mostrando come primissima scena un filmino porno senza usare nessunissimo pudore, mette con forza il pubblico nella stessa condizione dei comprimari accusatori della protagonista, che in buona sostanza la vengono a conoscere prima come “zozzona” e solo dopo come persona vera, coi suoi pensieri, i suoi guai e una sua identità tridimensionale.
La scelta di essere così esplicito, va dunque nella direzione di accendere nel pubblico la stessa reazione e gli stessi pregiudizi che il seguito del film analizza e cerca di smontare.
C’è sicuramente qualcosa di geniale all’interno dell’idea e della condotta del regista, ma alla lunga la sua mano diventa un po’ troppo evidente. Succede soprattutto nella parte centrale, quella apparentemente più astratta e teorica ma dove invece la scelta delle sequenze dipende fortemente dalle sue convinzioni.
Funziona di più la prima parte, che mostra gli aspetti miserrimi di una Capitale che rifiuta di riconoscersi per quello che è, e si sofferma su signore sformate e claudicanti che si fanno strada tra manichini sfasciati, mentre limousine e palestre parlano a chi fa la spesa coi buoni pasto, e riprendendo più volte automobilisti prepotenti che sintetizzano a chiare lettere la propria idea della figura femminile.
Nella seconda parte invece si cerca di razionalizzare questi atteggiamenti, attribuendoli alla storia delle istituzioni rumene: la chiesa, l’esercito, l’antisemitismo, la dittatura, calandoli allora in una dimensione locale, caratteristica, come a dire che in Romania si stia peggio che altrove per quei motivi.
Nella foga dell’esposizione però, il regista alterna perle di acume a sentenze lapidarie, passando spesso dal mostrare al di-mostrare, e nel fare questo il film in un qualche modo si posiziona ideologicamente, perde la sua pelle straniante e la muta con quella di una lezione da imparare e in cui credere.
E qui infatti si slitta un po’, e comincia a farsi strada nello spettatore l’impressione di rivedere la fredda sterilità di certi tipici film da Festival, che parlano di grandi temi ma che, sapendo di essere destinati giocoforza a platee ristrette, ambiscono al massimo a farsi riconoscere un certo grado di originalità e sagacia. (ogni riferimento a The Square del 2017 è voluto).
Resta il fatto che, accettando la provocazione, Bad Luck Banging or Loony Porn è un film molto divertente, che prende in giro un po’ tutti, portando a collidere diverse ideologie che si basano a volte sui pregiudizi, ma a volte sul citazionismo da tasca che argomenta questo e quello, come nella parte finale, in cui accusa e difesa si fronteggiano a forza di Wikipedia mentre la giuria più popolare accompagna i paroloni con le battute più volgari.
Tra l’altro le stesse che avrei fatto io, credo, e che adesso ovviamente non posso più fare senza sentirmi un cretino.  

* In realtà avevo preso il biglietto ma ieri sera non ho fatto in tempo e l’ho poi visto in streaming su miocinema. Ma voi potete tranquillamente andare al cinema. Tranquillamente.

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Massimo ha detto:

    … chi più ne ha, più ne metta.

    Grazie, sempre.

    Piace a 1 persona

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