
Regia: Francis Ford Coppola
Produzione: USA, 1974 – 117’
visto su: Amazon Prime video
2 anni dopo il Watergate, 2 anni prima de tutti gli uomini del presidente, Coppola firma un film che coglie il sentimento di inquietudine di una nazione che non sa più di chi fidarsi.
Dopo essersi sentita ostaggio di giovani pacifisti e minoranze rivoltose che per tutti gli anni ’60 hanno preteso una società nuova, l’America tiepida e borghese dei primi ’70 scopre che i cattivi non sono i ragazzi e i poveri, che il loro presidente gli ha sempre mentito, che tutti sono spiati perché tutti sono sospettati e ricattabili.
Harry Caul (Gene Hackman) fa proprio quel lavoro: tra microfoni nascosti, cuffie giganti e nastri magnetici, intercetta e registra a pagamento privati cittadini per conto di chi se lo può permettere.
Schermando la sua coscienza con la deontologia, Harry non si fa domande, non si chiede dove stiano il bene e il male, si ripete che lui fa solo il suo lavoro e che vuole farlo bene.
Per essere il migliore non concede nulla al caso. Affitta un appartamento spoglio, che tiene sgombro per avere tutto sotto controllo. Difende la sua privacy dal padrone di casa e da una donna che frequenta senza concederle nessuna confidenza.
Attraverso questo personaggio sociopatico e ossessivo, Coppola racconta uno stato d’animo prima ancora di una storia con una trama vera e propria.
Infatti il film è costruito come la classica matassa da sbrogliare che si svolge e si riavvolge di continuo attorno al nocciolo della scena d’apertura.
Da una prospettiva a volo d’uccello, la macchina da presa cala su un festoso scorcio domenicale e penetra l’intimità di due giovani bisbiglianti tra gli schiamazzi e la musica di strada.
Il mistero di questa conversazione viene svelato a scatti, man mano che Caul interviene sui suoi materiali e ne scioglie i nodi indecifrabili.
Ma più della storia è interessante la caduta di un personaggio che nella ricerca della verità scopre quasi per sbaglio di avere una coscienza.
Una coscienza però poco lucida, rattrappita dagli anni di letargo autoimposto, un corpo zoppo che più che aiutarlo nella sua ricerca finirà per ostacolarlo, smarrendolo in un territorio di riferimenti perduti che lo condurranno a fare le scelte sbagliate.
Harry Caul sente il pericolo ma non riesce a dargli una forma. Diffida di tutti, si guarda le spalle, eppure paga ogni debolezza col prezzo più alto.
Gene Hackman è grandioso nell’interpretare un uomo che parte solido e scaltro e che pian piano si crepa sotto i colpi della psicosi e delle cadute di stile.
Attorno a lui un cast fenomenale: Robert Duvall, Harrison Ford, John Cazale, Allen Garfield, facce schiette e navigate di chi la sa lunga e si tiene stretti i suoi assi.
Coppola gira un film da manuale, costruendo la tensione sul punto di vista del protagonista e trascinando il pubblico in scena con l’uso scientifico delle inquadrature: dalla prospettiva iniziale alla soggettiva, alle frequenti figure intere che incorporano lo spettatore nell’ambiente della storia per fargli condividere gli esatti stati d’animo di Caul, fino alla panoramica finale che lo mostra solo e sconfitto in un covo sventrato che ha perso ogni capacità di proteggerlo.
La Conversazione è un thriller asciutto, senza una morale, che suona come una sveglia allarmata a una nazione che ha perso i suoi riferimenti e che per ritrovarli deve ricominciare a guardare dentro di sé.