The Midnight Sky

Regia: George Clooney
Produzione: USA, 2020 – 122’
Visto su: Netflix

Settima regia per George Clooney.
Stavolta siamo dalle parti della fantascienza contemplativa, con un progetto che non bada a spese e che sulla carta appare anche piuttosto chiaro: raccontare due viaggi apparentemente diversi ma che siano in fondo in antitesi, o meglio, l’uno lo specchio dell’altro.
Nell’anno 2049, una data che ricorda il secondo Blade Runner, ma più che altro allude alla prossimità di una crisi mondiale definitiva, la Terra è diventata un pianeta inospitale e l’umanità evacuata dalla superficie cerca scampo sottoterra.
Già da alcuni anni le uniche speranze sono affidate alle esplorazioni spaziali, in cerca di eventuali pianeti o satelliti da rendere abitabili.
In Antartide, un vecchio scienziato ormai senza speranza è costretto a lasciare l’ultimo avamposto abitato per raggiungere un punto radio ancora più remoto da dove lanciare un disperato messaggio di soccorso per salvare una bambina rimasta indietro.
Addentrandosi nel gelo estremo e ostile, l’uomo affronta un penoso viaggio nel suo passato e nella sua coscienza.
Dall’altra parte dello specchio, l’equipaggio multietnico di una stazione spaziale è di ritorno da una delle lune di Giove, appena testata e considerata idonea alla colonizzazione.
La gioia e l’euforia per la buona novella muteranno in apprensione man mano che l’astronave si avvicinerà alla Terra, in un viaggio per nulla metaforico ma altrettanto accidentato.
L’austero punto radio sperduto tra i ghiacci rappresenta quindi la superficie dello specchio, il punto di contatto tra due itinerari che si trovano infine a riflettere sull’effettivo risultato delle proprie missioni ma anche delle proprie vite.
La fantascienza contemplativa è un genere che ha regalato al Cinema capolavori inossidabili, ma che per mancanza di misura o di gusto può girarsi in un attimo in polpettoni pretenziosi.
Non voglio dire che questo lo sia, bisogna riconoscere a George Clooney il merito e la passione di dedicarsi a progetti ambiziosi che hanno sempre un solido valore intrinseco.
Anche in questo caso si cala nella parte con empatia e impegno, oltre a metterci di certo un sacco di soldi.
Il problema è che una volta questi film, che puntavano sulle suggestioni di ambientazioni rarefatte e rimandavano a riflessioni esistenziali, lo facevano anche per sopperire a budget esigui, e comunque non perdevano mai di vista il fatto di tenere lo spettatore lì, sul pezzo, stando ben attenti a non perderlo per strada, nonostante tutti i limiti produttivi.
In questo caso invece abbiamo un film con un sacco di soldi da spendere che però impiega due ore per arrivare al punto esatto in cui tutti sapevano perfettamente sarebbe arrivato.
Di sicuro non aiuta per niente il fatto che Clooney abbia interpretato sia il remake di Solaris che Gravity, due film che prestano molte delle suggestioni che The Midnighy Sky vorrebbe smuovere.
È vero che una volta eravamo magari meno abituati a certi sviluppi e a certi trucchetti, ma ormai, nell’epoca del derivativo e del citazionsimo, certe cose fanno molta fatica a sorprendere davvero, e a causa della fruizione in streaming, è facile essere tentati di mettere in pausa e completare la visione un’altra volta, e quando questo succede, molte volte è sintomo di qualcosa che non va.

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