
Regia: Susanna Nicchiarelli
Produzione: Italia, 2020 – 107’
23 Settembre 2020
Esiste Superman ed esiste Supergirl. Esiste Batman ed esiste Batgirl.
Esiste Spider-Man ed esiste Spider-Woman. Esiste Marx ed esiste Miss Marx.
Per tutto il mondo è semplicemente Eleanor, la figlia più giovane di Karl Marx, ma i suoi più cari amici conoscono bene anche la sua identità segreta: Tussy.
Il suo superpotere è la Marx-visione, che le permette di vedere il mondo non come è, ma come dovrebbe essere, o almeno come lei vorrebbe che fosse: più avanti, più giusto, più socialista.
Il suo obiettivo è allargare l’orizzonte della lotta di classe alle donne, ai bambini, ai dimenticati; lottare per ribaltare il patriarcato insieme al capitalismo.
Il suo mantello ha i motivi del cachemire, il paisley, quella foglia a forma di goccia tutta colorata che richiama la psichedelia e allude a un mondo proiettato quasi un secolo nel futuro, quando certe idee di libertà saranno cavalcate furiosamente e senza freni.
Alla fine del ‘800 l’LSD non era ancora stato sintetizzato, e per darsi una mano ci si accontentava di un po’ di oppio e di cocaina.
Dopo l’età trasognata di Cosmonauta e la malinconica disillusione del riflusso di Nico 1988, Susanna Nicchiarelli dirige oggi il suo sguardo agli albori del socialismo, proseguendo la sua collezione di ritratti di eroine carismatiche, testimoni a vario titolo di un particolare quadro di riferimento esistenziale e ideologico.
Senza paura di addentrarsi per la stretta via dei film in costume, dei loro vincoli e dei loro cliché, aggredisce la situazione affidandosi a una messa in scena che splende per la ricchezza di un allestimento al limite del decorativismo. Enfatizzate dalle tante riprese a piombo, che mostrano la protagonista dall’alto, al centro di affollare scene, ogni inquadratura è zeppa di particolari, di colori, di disegni. I libri, le piante e gli abiti riempiono lo schermo di dettagli sempre diversi che vivacizzano la tradizionale atmosfera del genere, spesso fiacca e polverosa.
Un’altra bella svecchiata arriva da una trascinante colonna sonora punk, talmente azzeccata da conquistare a Venezia il Soundtrack Stars Award.
Il racconto comincia il giorno del funerale di Marx, quando Eleanor ne prende idealmente il posto come curatrice e convinta prosecutrice dell’opera, e allo stesso tempo se ne emancipa, fidanzandosi con Edward Aveling, intellettuale socialista, brillante ma svagato, una figura che rappresenta un complicato paradosso tra la vita privata e la battaglia pubblica che la nostra intende portare avanti.
Figlia di un secolo nuovo, cresciuta nell’attesa messianica della rivoluzione mondiale, Miss Eleanor Marx è risolutamente, ostinatamente contro.
Contro il capitalismo, contro la religione, contro le convenzioni, contro i segreti e contro le bugie.
Contro tutto e contro tutti sceglie anche di legarsi a un uomo che sembra a tratti non rispettarla, anch’egli caparbiamente fedele a un’idea radicale di libertà, specialmente quando ne può trarre un qualche vantaggio. Con lui condivide una profonda complicità intellettuale, uno sguardo sarcastico sull’animo umano e la fierezza di infischiarsene. Allo stesso tempo non può ignorare l’evidente squilibrio alla base del loro rapporto, ma non potendo vincerlo si adatta a usarlo come uno specchio, per riflettere sulla sua personale sudditanza e in questa mettere a fuoco la condizione femminile generale, che continua a essere subordinata anche nel rivoluzionario paradigma della lotta di classe.
In quei momenti, quando fissa i pensieri che riverserà nei suoi libri, nel privato come nelle visite alle fabbriche e negli incontri con gli operai e i padroni, salta all’occhio quanto le riflessioni e i propositi di Eleanore Marx aderiscano alla nostra attualità post-industriale.
È ovviamente in questo collegamento che si colgono più chiaramente la voce della regista e i suoi sforzi per avvicinare al nostro spirito il carattere di un personaggio vissuto più di un secolo fa.
Dal punto di vista grammaticale in questo film funziona tutto: una regia personale, un cast all’altezza, dei bei personaggi inseriti in un contesto storico presente ma non soverchiante, scenografie e costumi ammirevoli e una colonna sonora bella carica. Ogni cosa è al posto giusto e ogni cosa funziona bene insomma, tuttavia si sente la mancanza di una qualche scena madre che catalizzi la tensione di una vita eccezionale, di certo sopra le righe.
La narrazione procede in modo fin troppo lineare, seguendo il normale ordine cronologico (pur con qualche salto in avanti sottolineato dagli opportuni cartelli), senza incontrare nel suo srotolarsi particolari picchi né particolari buche, e questo rende l’esposizione un po’ didascalica, in contrasto col carattere acceso che invece distingue i singoli elementi.
È vero che nel finale c’è una scena piuttosto vigorosa ed espressiva, ma arriva decisamente tardi e inoltre la sua potenza viene spesa forse male visto quello che poi succede di lì a poco.
Negli ultimi due anni sono passati in sala diversi film in costume che hanno trovato una propria soluzione per scavalcare la distanza tra i temi trattati e il pubblico moderno, penso a L’ufficiale e la spia di Polansky, al Ritratto della giovane in fiamme di Sciamma o al Martin Eden di Pietro Marcello; Miss Marx cerca la sua strada nello stile, e anche se non riesce totalmente nell’impresa, resta comunque un film ben fatto, interessante e da vedere.
Sperando anche che qualcuno, vedendolo, magari apra pure un po’ gli occhi sui tempi che viviamo e sull’annosa ingiustizia di certe dinamiche.