TeneT

Regia: Christopher Nolan
Produzione: USA, 2020 – 150’
02 Settembre 2020

(una recensione con qualche spoiler)

L’ultimo film di Christopher Nolan è davvero tante cose.
È innanzitutto un kolossal esagerato da 250 milioni di dollari che si vedono tutti, poi è una storia di spie e di personaggi misteriosi che si affrontano in sequenze clamorose, e soprattutto è uno di quei congegni maledetti che per essere disinnescati invitano a interminabili discussioni e ripetute visioni, affiancate da un corpus di articoli e manuali destinato a crescere nel tempo. 
Senza addentrarsi nella trama e senza tradire nessun segreto, si può dire che alla base di tutta la faccenda stia una particolare concezione del tempo, o meglio dell’entropia, che in questo caso coincide con l’insieme delle interazioni causa-effetto, e che – sempre secondo gli autori – può essere invertita cambiando la direzione con cui i corpi attraversano il tempo.
L’idea è che muoversi all’indietro nel tempo equivalga a riavvolgere il nastro e permetta di agire nel passato, sfidando così tutti i vari paradossi tipici del genere.
Forzando interpretazioni pseudo scientifiche, Nolan si inventa un complicato scenario di servizi segreti, traffico di armi dal futuro e cospirazioni indecifrabili, per giustificare una sensazionale sequela di inseguimenti senza fiato e combattimenti che spaziano dal corpo a corpo al catastrofico, portando sullo schermo un livello di azione (e di demolizioni) mai visto. 
Effettivamente sul piano visivo e spettacolare, Tenet regala tanto, fondendo nella stessa scena azioni che si svolgono in avanti e indietro nel tempo, con un senso di straniamento e di meraviglia che mancava da parecchio, e di cui si sentiva pure un po’ il bisogno.
Il problema è che l’esuberanza visionaria di Christopher Nolan non è sostenuta da una sceneggiatura all’altezza, che anzi insiste a confondere il pubblico inserendo elementi volutamente fumosi, come città fantasma sovietiche, porti franchi per frodatori miliardari e location più esotiche rispetto alle solite capitali del cinema d’azione.
L’apparente complessità della trama, portata inevitabilmente a schiarirsi man mano grazie agli scambi via internet, non si deve tanto all’inaccessibilità degli aspetti teorici, quanto alle evidenti lacune di scrittura nelle azioni che muovono i personaggi e le forze in campo.
“Perché tizio fa così?” – “Perché quell’altro si trova in quel posto?” – “Chi glielo ha detto a quello di quella cosa là?”
Sono tutte domande che appena nascono vengono seppellite dal volume altissimo dell’azione e del sonoro, che sembrano proprio voler strattonare via lo spettatore dagli angolini bui della trama e spingerlo più che altro a godersi il gran fracasso tutt’attorno.
Un fracasso di pieno godimento tra l’altro, che ricompensa la pazienza verso una certa prolissità con un gran ritmo e un livello di tensione sempre avvincente, il tutto incredibilmente immerso in un’atmosfera elegante e stilosa. 
Anche la scelta del cast va in questa direzione diciamo sofisticata, proponendo attori lontani dagli stereotipi dell’action-movie, nel tentativo di sfruttarne le sfumature e le personalità più sfaccettate. Peccato che gran parte del loro potenziale riesca a malapena a sfiorare il pelo dell’acqua, perdendosi nell’impeto della tempesta che li agita, e avvalorando l’idea che per Nolan sia più importante divertirsi con gli aspetti spettacolari che dare consistenza ai personaggi.
Un difetto che aveva già azzoppato Interstellar, speculare nel proporre intriganti teorie scientifiche ma incapace di gestire in modo coerente personaggi che si muovono senza criterio.
Dentro Tenet, il buono, il belloccio e il cattivo ne fanno di tutti i colori buttandosi a capofitto senza mai un’esitazione, ognuno a modo suo implacabile e ognuno con un motivo per contendersi le attenzioni della bella bionda, che però in fin dei conti non sembra avere altro ruolo se non quello di spingere i maschi all’azione.
A questo proposito vien da dire peccato che alla fine sia mancato un po’ di coraggio per chiudere un discorso romantico che, per come si erano messe le cose, sembrava una conclusione naturale, ma evidentemente ok fare del nero buono e coraggioso il protagonista, ma qualcuno avrà trovato azzardato concedergli anche il privilegio di impalmare la donna bianca.
D’altronde non sarebbe poi giusto chiedere chissà quale raffinatezza a un film che vuole essere tutt’altro, e che mira a sbalordire il pubblico con centocinquanta minuti esplosivi e assolutamente entusiasmanti, che quando finiscono possono magari lasciare la sensazione di una trama stiracchiata, ma anche la certezza di aver fatto un gran bel giro di giostra.

p.s: come bonus track aggiungo i link a un paio di articoli de Il Post che mettono in ordine un po’ di cose e spiegano qualche curiosità sulla trama.

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