21 marzo
Un’esplosione sventra un ufficio in un quartiere turco di Amburgo. Una bomba nella vita di Katja che le porta via il marito e il figlio. L’identità e il passato dell’uomo spingono le indagini a cercare gli assassini tra le minoranze etniche. Katja è tosta e sveglia, per lei il movente non è nei vecchi traffici del marito, ma nell’odio razziale di gruppi neonazisti. L’inchiesta porta a indizi evidenti, ma alcune situazioni equivoche complicano il processo in tribunale, dove una difesa cinica e spietata non si fa scrupolo nell’usare ogni mezzo per screditare l’accusa.
Per Katja sarà dura avere giustizia.
Fatih Akin è un regista tedesco che da sempre tratta i temi della contaminazione culturale in comunità multietniche.
Sceglie spesso Amburgo come suo palcoscenico. È la seconda città della Germania, è altamente promiscua e soprattutto è la città dove è nato e dove in gioventù ha fatto i disastri. Lì sa come muoversi e quanto spingersi, alla ricerca di quelle complicazioni che gli permettono trame realistiche e profonde. In questo thriller la ricerca dei colpevoli è ostacolata da un rovo di inciampi che punge le gambe dello spettatore più precipitoso e lo spinge a rallentare il passo per considerare meglio le complessità del percorso. Queste piccole provocazioni sollevano domande che alimentano un dibattito sulle reali sfaccettature del nostro tempo, utile per non cadere nelle comode semplificazioni che gli arruffapopoli usano per raccontare il mondo.
La frustrazione di questo procedere a strappi produce un’oscillazione nervosa che percorre il film trasmettendo un irritante senso di ingiustizia. Un disagio che l’ottima Diane Kruger restituisce efficacemente sintonizzando il suo naturale fascino con il timbro tesissimo e duro della pellicola.
La sua Katja attraversa la notte del lutto nei tre capitoli che scandiscono il racconto. Nel primo, La Famiglia, ci immergiamo nello strazio di un dolore violentissimo e improvviso. Il dramma travolge la vita della protagonista annientando i suoi affetti, le sue abitudini e minacciando la sua visione aperta e cosmopolita del mondo.
Nel secondo, La Giustizia, la accompagniamo nella difficile lotta processuale contro gli attentatori. Una situazione inizialmente cristallina viene confusa e sporcata grazie a un’interpretazione spregiudicata delle regole del diritto e alla rete di protezione di cui godono gli imputati.
Nell’ultimo capitolo, Il Mare, Katja si interroga su quale atteggiamento tenere Oltre La Notte del lutto.
Affidarsi alla Giustizia? Ostinarsi nella vendetta? O lasciare andare i suoi fantasmi e recuperare un’esistenza mutilata?
Fatih Akin si riavvicina alle atmosfere urbane dei suoi lavori più famosi, La Sposa Turca e Ai Confini del Paradiso.
Pur non raggiungendo quei livelli di intensità e colore, confeziona un film avvincente e solido, giustamente premiato a livello internazionale, in grado di scuotere alcune false certezze e di innescare riflessioni non banali. Bentornato.