A Beautiful Day

il

a beautiful day (2)

14 maggio

E’ una produzione di Amazon, della quale si legge in giro un gran bene.
In realtà sembra più che altro un lungo episodio di una qualche serie tv, e nemmeno delle migliori.
Joaquin Phoenix si presenta imbolsito e malconcio per interpretare Joe, un sicario/vendicatore scontroso e violento, tormentato dai ricordi di una vita da reduce di divise diverse.
In quest’ultima missione deve recuperare la figlioletta di un senatore, inizialmente scappata di casa, ma poi finita in un giro di prostituzione gestito da persone parecchio ricche e parecchio pericolose.
Nel mondo di assassini e mercenari di Joe, le guardie sono tutte sceme, e benché capacissime di braccarlo e di organizzare in due e due quattro una pulizia coi fiocchi, lui le stende tutte una alla volta a colpi di martello.
La particolarità di questo film vorrebbe essere la gradazione truce con cui viene raccontato e il dolore soffocante che opprime il protagonista (tra l’altro parallelamente impegnato ad assistere la madre malata), costretto anche a confrontarsi con abusi che lo riportano alla sua infanzia.
La regista affonda la camera nel sangue e nel delirio di Joe: fomenta i suoi tormenti e la realtà perversa che attraversa nel suo lavoro per spingerlo al limite della follia e del suicidio, cercando così di entrargli sotto la pelle e dentro il cervello.
Purtroppo nel farlo si affida troppo alle leziosità tecniche e agli aspetti accessori e si scorda di costruire una storia credibile e un minimo avvincente.
Nonostante una fotografia raffinata, le immagini di molte scene risultano sì suggestive, ma assolutamente banali e, soprattutto, incoerenti con il procedere della vicenda.
La colonna sonora al limite dell’invadenza sottolinea in modo didascalico ogni passaggio della trama nel tentativo di mascherarne la debolezza.
I titoli di coda chiudono finalmente una serie di scene tanto improbabili quanto scontate, che puntano tutto sull’effetto, sul “fare scena”, ma che invece vanificano la ricerca di quel timbro grave e dolente inseguito da un film che si rivela più imbarazzante che altro.

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