Vi Presento Toni Erdman

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toni erdman

18 marzo 2017

Winfried Conradi è un sicario in una casa di riposo. Per ogni anziano che fa secco intasca cinquanta euro.
Non è vero, è uno scherzo. Winfried Conradi è una macchina lancia scherzi con incredibili denti finti. Cazzeggia continuamente su qualunque cosa con trovate geniali ed assurde. Chi lo conosce ormai c’ha fatto la tara, e si diverte con lui anche se ormai vive da outsider in una società troppo presa ad integrarsi e a stare al passo con i tempi per viversi la vita.
Chi invece fa una gran fatica ad avercelo vicino è la figlia Ines, manager in carriera di una azienda di consulenze (che dio le strafulmini) ingaggiate dalle corporation per fare il lavoro sporco di datificare e costificare le risorse – spesso umane – da sacrificare per ottimizzare i bilanci. In questo caso un’azienda tedesca cerca di esternalizzare parte della produzione in Romania.
Ines vive un conflitto crudele tra l’amore per il padre e il suo senso del dovere.
Sa di giocare nella squadra dei cattivi, ma sa anche che così va il mondo, e che vuole fare bene il suo lavoro.
Tra il padre e la figlia s’innesca così un duello a colpi di gag e situazioni spesso esilaranti sulla strada della redenzione della pecorella sedotta dal lato oscuro della forza.
Il film è stato premiatissimo, anche in lizza per l’Oscar, e in effetti fa ridere tanto e bene. Si parte subito molto forte con battute spiazzanti che sgomberano il campo dalle banalità che uno potrebbe temere.
In due ore e mezza si sorride parecchio, spesso sottovoce, ma in diversi irresistibili momenti, anche in modo scomposto e convinto.
Il film è però percorso da un ritmo altalenante, in cui nel riposo tra una gag e l’altra, mostra la sua natura di serpente, che addormenta la preda per attaccarla nuovamente con uno scatto improvviso.
A volte queste pause sono funzionali e fisiologiche, lente rincorse finalizzate da uno sprint di ironia e comicità, altre volte svelano la volontà della critica sociale e della denuncia della condizione economica e imprenditoriale di un’Europa popolata da predatori e da carcasse da spolpare. Le periferie poco più che rurali di Bucarest, con la loro manodopera a buon mercato, sono di contralto alla decadenza del mondo asettico e sterile dei manager che decidono arbitrariamente della loro pelle.
In film come questi la morale rischia spesso di essere il veleno nel morso del serpente, nascosta nella sabbia, ti seduce con l’ironia per poi ucciderti con un qualche colpo basso che lascia in bocca un gusto stanco e un po’ noioso.
Invece qui son stati bravi, il film ha chiaro cosa vuole dire, ma lo fa senza insistenza, in un modo leggero e garbato che ti fa uscire contento di aver resistito tanto per aver sorriso così bene.
Consigliato ai padri.
E alle figlie.

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