17 maggio 2017
Sembra incredibile ma film di questo tipo hanno pure una trama.
Provo a ricapitolare per vedere se mi sono perso.
Ragazza1 (Rooney Mara) conosce Ragazzo1 (Ryan Gosling) ad una festa a casa di Ragazzo2 (Micheal Fassbender) e cominciano una storia. Ragazzo1 e Ragazzo2 sono amici ma Ragazzo2 conosceva Ragazza1 giá da mo’; avevano avuto una storia in passato, e adesso che sono vicini portano avanti per un pó la loro relazione alle spalle di Ragazzo1. Ragazza1 ha molta paura di sprecare la sua vita e per questo non riesce a rinunciare a nessuna tentazione. Per lei ogni esperienza deve essere vissuta perché potrebbe comunque essere formante ed avvicinarla al traguardo desiderato: vivere una bella vita con la certezza di avere esplorato le proprie potenzialitá fino in fondo.
Ragazzo2 invece la bella vita l’ha giá conquistata. É un discografico, o qualcosa di simile, organizza eventi e carriere, conosce tutti e ha tanti di quei soldi da potersi muovere in qualunque scenario voglia, tipo in un sacco di appartamenti con terrazze da cui si vede il mondo. Di questa abbondanza ne godono un pó tutti. In principio aiuta e sorregge Ragazzo1 nella sua carriera di musico.
Ma Ragazzo2 é in fondo una specie di demonio, uno di quei buchi neri che consuma le vite degli altri per alimentare un ego che lo vuole sempre veder primeggiare.
Infatti a un certo punto Ragazzo1 e Ragazzo2 litigano e ognuno per la sua strada.
Visto che Ragazzo1 non puó garantirle il tenore di vita a cui aspira, Ragazza1 torna da Ragazzo2 tentando grazie a lui la carriera musicale. Questi, nel frattempo ha avuto modo di conoscere e conquistare Ragazza2 (una Natalie Portman strainforma), una barista ex insegnante con qualche guaio economico che finisce immancabilmente attratta dall’esuberanza e dal magnetismo del satanasso.
Com’é come non é, Ragazza1 capisce che l’influenza nefasta del suo pigmaglione la trattiene dal compiere la propria parabola esistenziale e pure lei se ne va per la sua strada. Vive altre storie e altri concerti, come pure Ragazzo1 che a un certo punto trova consolazione in Dea1 (Cate Blanchett), povero.
Per Ragazza2 invece le cose non si mettono bene, pure lei sente puzza di strino ma non riesce tanto a liberarsi dalla presa.
Verso la fine del film c’é una specie di conclusione ma non per tutti.
Di solito cerco di essere discreto sulla trama, per non rovinare il piacere a chi deve ancora vedere il film, ma in questo caso mi sembrava utile provare a mettere insieme i pezzi per far emergere il filo lungo il quale si svolgono gli eventi. Perché, come nei tre (?) precedenti lavori, Terrence Malick costruisce un film fatto di frammenti visivi e sonori, concentrandosi piú sulle sensazioni che non sulla cronaca del racconto. Il titolo del film, Song to Song, ne é anche il manifesto. I personaggi si conoscono nell’ambiente dei concerti, tra backstage, raduni e feste, e le loro storie vengono raccontate in scene tra di loro sfilacciate, come fossero tante canzoni di un album.
Un disco di due ore e venticinque dove suonano in parecchi: Patty Smith, Johnny Rotten, Flea e Kiedis, Iggy Pop, e altri che nemmeno so chi sono, fanno comparsate o vere e proprie parti del film.
La storia che tiene insieme le canzoni, il concept dell’album, è raccontata attraverso riflessioni fuori campo dei personaggi, e i pochi dialoghi diretti si svolgono in uno spaziotempo disotorto e contratto, in cui le battute si succedono logicamente nonostante repentini cambi di scena.
Come al solito il tutto é immerso in un’allure fascinoso e seducente, i protagonisti sono il top del cartolame disponibile, le ragazze sono tutte supermagre e supercarine, tutti vivono in appartamenti, ville e piscine da miliardi, e se c’é una macchina é una Ferrari. Ogni aspetto dovrebbe esasperare il desiderio e quella voglia di mordere la vita quando é piú succosa, ma tutta questa perfezione e questi estetismi allontanano molto lo spettatore che non riesce proprio ad immedesimarsi in questa storia di ricconi che si comportano come ragazzini. Anche perché a questo film manca fondamentalmente il coraggio; il regista abbozza situazioni piccanti, corteggia continuamente un fianco scabroso che peró non abbraccia mai. Questi amanti cosí tormentati giocano e ballano con il fuoco ma questo fuoco non si riesce a vedere. Il desiderio ed il sentimento cosí invocati non prendono mai forma e lo spettatore non si sente mai trasportato e coinvolto dentro al racconto.
Tutto il contrario di quello che succede nei film per cui Malick é famoso e celebrato, pellicole in cui é facile che il tuo corpo reagisca e si sintonizzi su due teppisti in fuga o su praterie infinite in cui al tramonto senti crescere il grano.
Peccato davvero perché il Cinema deve molto a Malick, ma se degli ultimi tre film ne faceva uno solo eravamo tutti più contenti.