30 Maggio 2017
La tv dice che oggi a Tokyo arriva un altro tifone.
Ryota é un tipo sui quaranta con la faccia da cane bastonato, fai finta emilio solfrizzi però giapponese. Non è sul lastrico ma non se la passa neanche bene. Beve gli scarti di caffé e mangia dolcetti fallati. Abita in uno di quei palazzoni zona peep: un buco di appartamento pieno stipato di libri da tutte le parti. Dice che é uno scrittore ma l’unico romanzo di cui si abbia notizia é vecchio di quindici anni. Per raccogliere nuovi spunti lavora in un’agenzia di investigazioni private e quando gli riesce arrotonda lo stipendio ricattando le vittime delle indagini con foto compromettenti. Resta comunque un buon diavolo che si fa voler bene nonostante la faccia da schiaffi.
In cerca di un pasto caldo e di qualche soldo, ronza spesso attorno alla casa della madre, una vecchina fortissima e brillante che, insieme alla figlia altrettanto caparbia, prova di arginare i disastri del figlio.
Ryota ha anche un’ex famiglia che vede di nascosto. Un ragazzino più sveglio di lui e una giovane moglie che vorrebbe riconquistare, insidiata però da un fighetto facoltoso, una specie di stefano ricucci coi baffetti.
Una famiglia che lo richiama alle responsabilità e l’altra che lo respinge. Rimbalzando in modo disordinato Ryota cerca piano piano di diventare la persona che avrebbe voluto essere.
In questo racconto di crescita i momenti aspri vengono sì e no sfiorati, evitando smancerie o trucchetti strappalacrime, e questo permette ai personaggi di conservare la loro freschezza e simpatia. In particolare la madre e la sorella del protagonista strappano più di un sorriso con il loro farsi sponda con sagace ironia. Anche il resto del cast è fatto di facce pulite e positive che aiutano Ryota a non perdersi ogni volta che rischia di incasinarsi.
A voler cercare il pelo nell’uovo, forse a volte il doppiaggio può sembrare un po’ invadente, ma si tratta di un effetto pressoché inevitabile.
Ne risulta comunque un film molto piacevole, uno spaccato di quotidianità raccontato con leggerezza in un’atmosfera domestica, un pomeriggio estivo, acqua del rubinetto e ghiaccioli fatti in casa.
Una giornata senza pretese (“e non ci succede una volta al mese…”) in cui la cosa più brusca che ti aspetta è un temporale.
Due ore spese bene. Bello.