Gatta Cenerentola

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gatta cenerentla

10 ottobre 2017

Quello che non ti aspetti.
Attenzione: Gatta Cenerentola non è un film dove portare i bambini. Il V.M.14 è lì più per suggerire quest’accortezza che non per stigmatizzare una pellicola che – se contestualizzata – non ha nulla di particolarmente sconveniente.
In due parole si tratta di un film di animazione che traspone la storia di Cenerentola a Gomorra. La Gatta del titolo è Mia, figlia adolescente di un inventore/filantropo alla Tony Stark che molti anni prima venne raggirato e ucciso da un complotto di Salvatore Lo Giusto, losco figuro che da guappo che era, scala posizioni nella classifica criminale fino a gestire un importante traffico di coca e farsi chiamare “Il Re”.
Oltre a Mia, il padre lasciò in eredità a Napoli una gigantesca nave che avrebbe voluto fosse l’avamposto dell’ambizioso Polo della Scienza e della Memoria in procinto di essere regalato alla città di cui era appassionato.
Tra le tante invenzioni ospitate su questa nave, la principale è un misterioso sistema di ologrammi che proiettano immagini registrate e che, una volta scomparso il suo creatore, continua a funzionare in modo casuale generando fantasmi che accompagnano gli ospiti e i loro tormenti.
Mia si trova quindi ostaggio e schiava della matrigna e delle sue spregevoli figlie, costrette a sopportarla quindici anni in attesa che possa firmare le carte per liberare l’eredità.
Unico amico, l’agente Gemito, già in servizio nella scorta del padre, e oggi poliziotto ossessionato dalla nave e dai suoi segreti.
Il tutto viene raccontato in modo avventuroso e spavaldo da un film che sprigiona il suo fascino nel rivelarsi davvero sorprendente.
Gli aspetti tecnici sono assolutamente sopra la media, con un’eccellente animazione che si scrolla di dosso ogni provincialismo e si propone in grado di giocarsela anche con le costose produzioni americane. (Con lo studio Ghibli ancora no, anche se a volte qualche accenno viene osato)
Anche le musiche costituiscono – siamo pur sempre a Napoli – un’ossatura importante sia in ottica di intrattenimento che in funzione narrativa, con canzoni piacevoli che trovano il loro posto naturalmente senza apparire aggiunte ad hoc.
Ma al di là degli evidenti meriti tecnici quello che colpisce è la caratterizzazione accurata e adulta dei personaggi. Prendendo vagamente spunto da un certo mitico immaginario legato agli anni Sessanta (si riconosce un qualcosa di DeSica o di Mastroianni ad esempio), si gioca con la nostalgia anche per spiazzare, con un cattivo coi fiocchi e un cast di comprimari da cui impari presto ad aspettarti di tutto.
Se siete a corto di idee per la serata e vi va qualcosa di insolito, Gatta Cenerentola non dovrebbe deludervi. Anzi.

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