16 settembre 2017
(ove il capo di scientology torna a guidare gli aerei)
Si dice in giro che sia una storia vera. Di sicuro questo film fa di tutto perché non lo sembri.
Barry Seal è un pilota della TWA che tra i ’70 e gli ’80 viene precettato dalla CIA per missioni di spionaggio in America Latina.
Viste le sue abilità e audacia, l’agenzia gli amplia le mansioni con compiti da corriere.
A questo punto tra contrabbandare informazioni o droga cambia poco, così il suo profilo attira l’appetito del nascente cartello di Medellin che decide di servirsene per trasportare la coca negli Stati Uniti eludendo i controlli.
Tra mille fuochi il già fu Maverick si ricicla nel più abile e spavaldo dei corrieri, scambiando armi, droga, dispacci e cristiani.
In pochi anni i soldi e il successo si ammucchiano in pile e borsoni nella classica sequenza che va da Scorsese ad American Hustle passando per Blow e compagnia cantante. Tutta roba che abbiamo già visto seicento volte, infatti – come ogni copia di copia di copia – man mano che ci si allontana dall’originale si perde smalto e lucentezza, e poco aiuta il ricorso sistematico a trucchi e cliché: camicie sudate e vhs dai colori saturi faranno anche costume ma nemmeno le bellissime panoramiche di Bogotà bastano a ravvivare il tono di un film piatto e scontato.
Tom Cruise propone un personaggio monodimensionale, un dritto dal sorriso ebete che sa sempre cosa fare e non va mai in difficoltà nonostante il contesto estremo nel quale si muove.
Tutti troppo belli. Tutto troppo facile.
Come Barry sfugge dalle guardie e dai guai, così il regista scappa da ogni complicazione, sforzandosi di rispettare i canoni dell’action comedy su di uno spartito che però richiederebbe un minimo di respiro in più. Le cose succedono frettolosamente, non c’è spazio per una trama, e anche quando la complessità della storia obbliga a qualche spiegazione, queste sono lasciate a parentesi e disegnini sempre molto veloci e forzatamente scherzosi, quasi si avesse timore di annoiare gli spettatori soffermandosi su argomenti “seri”. Dunque ritmi sincopati e montaggio veloce, che non resti il tempo per notare la mancanza di un qualsiasi intreccio o spessore. Scorrono Reagan, Noriega, Escobar. Poca Storia e tirata via, e nessuno scalpore. Elementi che avrebbero potuto dare peso e nerbo al racconto si confondono nei ricordi e galleggiano sulla superficie di un film che non riesce mai ad arrivare un minimo in profondità.
Alla fine più farsa che avventura.
Se cercate un film leggero e quasi divertente potrebbe anche bastarvi.
Se vi piace avere qualcosa sotto i denti, cercate altrove.