12/12/2007
È il racconto di un ragazzino americano e di un fattaccio che lo coinvolge. La sua famiglia, i suoi amici, la sua morosa, la scuola. Il suo paese, la guerra in Iraq. La vicenda è, in fondo, facile facile, grosse cose non ne succedono.
I protagonisti sono tutti giovani e belli, bellissimi, angeli inutili, allo sbando, corrotti dalla pochezza di questo purgatorio.
Le immagini sono lente, le musiche dipinte.
Volendo poi, si potrebbe anche cogliere un’analisi della società occidentale. Ma oggi non ne ho voglia.
Le cose uno le può raccontare come gli pare. Lo stile è sempre qualcosa di personale. Le scelte che fai fanno la differenza. Ho letto da qualche parte che qualcuno ha definito Gus Van Sant un regista-pittore. Faccio fatica a trovare un’espressione migliore.