“Susanna è una bambina tutta colorata.”
“Che quando va a ballare sembra un’aranciata”
Cantava il buon Vasco tanti anni fa. Susanna è cresciuta, oggi si fa chiamare Poppi. Chiaro che vive a Londra. Continua a vestirsi malissimo, ma ha un bel lavoro, fa la maestra. E ha delle buone amiche, con le quali si diverte, si tiene impegnata e affronta il mondo cercando di non prendere niente troppo sul serio. Ma il mondo è un posto cattivo, e così un bel giorno le rubano la bici. Poco male. Quale migliore occasione per imparare a guidare la macchina? Perché Poppi è così, cerca il lato positivo in tutte le cose, ogni cambiamento porta con sé l’opportunità di adoperarsi in qualcosa di costruttivo. E così si conosce gente, s’impara il flamenco, ci s’innamora. Ovvio che l’attitudine di Poppi può essere destabilizzante per qualcuno, ad esempio per chi è già stato offeso dal mondo e ha scelto di restare sulle difensive. Ma per la nostra eroina dal collant impossibile il gioco vale comunque la candela. Vale sempre la pena rischiare, anche se questo significa infilarsi in situazioni paradossali e grottesche, come inchiodare un misterioso barbone in un misterioso cantiere abbandonato.
Il film s’inserisce nel filone “basta un poco di zucchero”, quelle piccole chicche che parlano delle piccole cose, l’importanza delle gioie di ogni giorno, la consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca. Sicuramente coloratissimo, sicuramente allegro, probabilmente da rivedere, alla ricerca di qualcosa che può essere sfuggito. Ma tanto lo sai.
L’essenziale è invisibile agli occhi.