Gran Torino

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Walt Kowalsky è un vecchio rompicoglioni a capo di una stirpe di inetti. Rimasto vedovo, si ritrova a vivere nel suo quartierino sgangherato sotto l’attacco di preti, cinesi e monelli. Per passare il tempo si dedica alle cose. Falcia il prato, lava la macchina, ripara gli oggetti, riflettendo in questa sua ostinata cura, la caparbia volontà nel difendere gli antichi valori dell’uomo “di una volta”.
Valori corrosi dal tempo e dalla Storia, oramai inadatti al mondo del cane mangia cane.
Da buon reduce di Korea, Walt vive con ostilità e diffidenza il rapporto coi vicini di casa. Questi musi gialli, fissati con le loro adunate di massa ed i loro riti barbari, hanno anche l’impertinenza di omaggiarlo di fiori e prelibatezze allorchè il vecchio ed il suo fucile s’intromettono nel sedare un parapiglia che vede coinvolto Thao, il ragazzino cinese figlio dei vicini, finito nel mirino di una gang di perditempo.
La circostanza crea il pretesto per l’avvicinamento di Walt a quel mondo multicolore che ha sempre rifiutato. Ammorbidendo – seppur non di molto – i suoi pregiudizi, saprà accettare le differenze nel prossimo e, come nel caso del giovane ma risoluto prete, imparerà anche ad ascoltare ragioni non sue.
Ma la polveriera è troppo instabile per consentire l’innesto di un calibro fiero e carismatico come il vecchio Kowalsky, si scatena così una durissima spirale di ripicche e vendette che lancia il film verso il suo epico finale.
Gran Torino è un altro bel capitolo del genere sorrisi e calci nel culo.
Quella vecchia scarpa di Eastwood continua nel suo intento di salvare il salvabile, proponendo una lettura della società americana in cui se da un lato si vuole guardare in faccia la realtà, biasimando costumi bigotti e ideologie razziste, dall’altro non si vuole rinunciare alla torta di mele, a giocare agli sceriffi, alle stelle e alle strisce. Camminare su questo filo richiede abilità e nervi saldi. Per fare un bel film con queste premesse, occorre scovare un finale che, pur strizzando l’occhio agli amanti dei giustizieri vendicatori, non banalizzi una pellicola solida ed autorevole. Ma in questo il vecchio Clint è una garanzia. Centro.

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