La famiglia di George se ne va al lago. Una settimana di vacanza in un posto bel-li-ssi-mo! Ci sono delle barchettine deliziose, tutte tirate a lucido, per andare a fare dei giretti nel lago. E poi ci sono dei giardini, con dei prati verdissimi dove tenere super-grigliate. E le case….? Stupende! Cottage pulitissimi, luminosissimi, bianchi e perfetti. Così accoglienti che non li lasceresti mai. Proprio da stare lì finchè campi. E vogliamo parlare dei vicini? Ah, che spettacolo! Gran compagnoni, amichevoli, e-du-ca-tis-ssimi! Grandi appassionati di golf! È che il golf può anche diventare noioso, delle volte…e allora non sarebbe male trovare un modo più divertente di utilizzare tutte quelle mazze. E tutte quelle palline. In fondo poi in casa si sta così bene! Avete mica delle uova?
Funny Games è un film pazzesco. Più che violento, è disperato. Non ho mai visto così tanta gente stare così male durante la visione di un film. Quello che colpisce non è la crudezza delle immagini. Non c’è splatter qui. Quasi per niente. Quello che ti lascia senza fiato, con la voglia terribile di scappare dal cinema, è l’assoluta mancanza di speranza. Non può finire bene, lo sai dall’inizio. Quei tizi sono condannati. Qualunque cosa succeda, loro moriranno. Qualunque.
Eppure è un film fantastico. Disperato ma divertente, realistico ma finto. E la “spiegazione” (per chi la vuole) è chiara e sfacciata. Nell’incredibile scena centrale, e nel discorso finale, sulla barca, che spiega tutto il film. La materia e l’antimateria. La realtà e la finzione della realtà.
Al di là di cosa penserete mentre lo guarderete (e dopo averlo visto), difficilmente vi scorderete di questo filmettino qui.
Resta, a questo punto, un grande interrogativo. C’era bisogno di rifare Funny Games identico all’originale?
Questa è, infatti, la versione americana dello stesso film, girato dallo stesso regista, nel millenovecentonovantasette.
Remake significa Rifare. E Michael Haneke dev’essere un tipo molto scrupoloso, perché non azzarda nessunissima interpretazione del termine ma, attenendosi alla grammatica, rifà. E rifà sé stesso. Le due versioni sono così simili che sarebbe inutile giudicarne una senza riferirsi all’altra. Al di là della bravura degli attori (“de gustibus… “, o per la versione americana “the goosty-bus..” ), fare dei distinguo non avrebbe senso, sarebbe una masturbazione buona solo per quelli che “…e però è sempre meglio il primo!”. Cazzo dici? Sono UGUALI! Ma se sono così uguali, c’era davvero bisogno? Ovviamente NO.
Ma allora? A cosa è servito? Perché farlo?
Non lo sapevate? Haneke si scopa sua madre. Anzi no, è un fighetto viziato. Anzi no, è un drogato. Anzi no…