Ormai è sempre così, uno va a vedere l’ultimo Woody Allen tra la paura di vedere un film stucchevole e la speranza di un colpo di coda del maestro.
Io, lo ammetto, ero partito prevenuto, degli ultimi otto anni salvo solo Blue Jasmine (e le parti con Hemingway di quello a Parigi), e invece questo suo ultimo, pur chiaramente senza avvicinarsi ai vecchi capolavori, riesce a piazzarsi ben lontano dalle sabbie della delusione.
Il contesto è quello noto, dettato dalla senilità del regista: una confezione tecnicamente perfetta con fotografia e colonna sonora impeccabili ed il racconto dell’outsider sfigato che s’innamora della bella del paese. Per scansare il pericolo di ripetere l’ennesimo film anacronistico, senza computer, senza cellulare, senza internet, Allen porta armi e bagagli negli anni trenta della Golden Age, rimbalzando ambientazioni e dialoghi tra la pittoresca ed ebraica New York e l’idilliaca Los Angeles degli Studios ruggenti.
Come in TUTTI i suoi ultimi film, il regista, manifestamente schiavo del priapismo, delega tutto l’appeal della prima parte al fascino della giovane protagonista femminile. Kristen Stewart non sfoggia l’avvenenza e la freschezza di Emma Stone, ma può sfruttare un magnetismo più sottile ed inquieto, e con le gambe sempre scoperte, la voce quasi roca e quello sguardo lì, traghetta il film oltre la prima ora senza farci pesare più di tanto l’interpretazione di un Jesse Eisenberg troppo preso a ricordarci che lui sta facendo il Woody Allen degli anni ottanta.
Passata la prima ora in cui non fai che ripeterti “questo l’ho già visto, e questo pure. E questo anche!”, succede però che il maledetto trucco della nostalgia funzioni, così, tra manifesti di vecchi film, musica jazz in locali fumosi e continue citazioni, nonostante le vicende vadano per la loro strada, a un bel punto ti sorprende nel palato una lieve amarezza, il ricordo di un sapore che ti era piaciuto un sacco quando pensavi che non ne avresti mai potuto fare a meno, ma che oggi invece non senti più.
È in quel momento che ti perdi, ti ricordi una cosa, e forse sorridi o forse stringi i denti un altro po’.
Poi un attimo dopo ti riprendi, ci sei ancora, e finalmente la smetti di pensare che stai guardando un film di Woody Allen che però non è bello come altri film di Woody Allen, o che forse Woody Allen non è mai esistito, o che forse in realtà è Elena Ferrante. La smetti. E ti guardi il film.