Antichrist

antichrist

NON GUARDATE QUESTO FILM.
A meno che non abbiate voglia di stare male.
Mentre una coppia sta guzzando, il loro bel bimbo biondo scavalca le sponde del lettino e si lancia dalla finestra. L’elaborazione del lutto non è tra le più semplici. La donna entra in una profonda crisi, il senso di colpa la porta a somatizzare il dolore e negare ogni spazio alla redenzione. L’uomo, psicoterapeuta, approfitta della debolezza della compagna per distrarsi dal proprio tormento e per dedicarsi ad una nuova missione. Affidandosi al suo ruolo e alle sue competenze, si propone come sostegno all’amata, affiancandola in ogni suo doloroso passo, penetrando con la luce della ragione nella tenebra di una pena primordiale. ma il tentativo di razionalizzazione del sentimento, porterà all’esasperazione del rapporto tra i due, costringendoli ai ruoli del buon dottore e della debole paziente. Con l’intento di affrontare il male alla radice, decidono allora di spostarsi nella baita nel bosco, origine di tutte le angosce della donna. Qui, in balìa di una Natura ostile e maligna, cadranno vittime del delirio, assediati da suggestioni e visioni sinistre.
Antichrist è, volenti o nolenti, un film che farà storia. Un prologo ed un epilogo raffinati e lirici, raccolgono una pellicola livida e stanca, carica di immagini fastidiose e crudeli. Gli effetti digitali, a memoria una novità per l’autore, illudono lo spettatore con promesse di poesia e di sogno, per poi brutalizzarlo con scene esplicite che all’interpretazione non lasciano niente. Carcasse di animali, cazzi, fighe mutilate, torture, amplessi, tutto è mostrato in modo molto diretto e, soprattutto, per niente mediato. L’urgenza, per Lars Von Trier, è quella di spiegarsi, di tradurre le allegorie che raccontano la sua visione del rapporto uomo-donna. Un rapporto conflittuale, viscerale, insondabile. Il tentativo inutile di colmare l’area del non-detto con speculazioni e considerazioni lineari, di opporre la Ragione all’Istinto, conduce a teorie perverse e a conclusioni irrazionali. L’ostilità delle parti, tediate dall’impossibilità di trovare un punto di confronto, si acuisce. Se le cause del conflitto si nascondono nel mistero, gli effetti si rivelano spietati e sadici.
Da tempo mi chiedo perché qualcuno debba apprezzare un film del genere. Perché uno spettatore voglia acconsentire ad assistere alla rappresentazione violenta di un delirio che non gli appartiene. È necessario un atto di fiducia per resistere, evidentemente, e un po’ di tenerezza nei confronti dell’autore per non lasciarsi scappare qualche commento irriguardoso e spazientito.
Ma questa è un’opera coraggiosa e sincera, un’ammissione lucida e appassionata. Cattivo, malefico, spaventoso, molesto.
Una parte di me crede che sia un film bellissimo. E questo un po’ mi fa paura.

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