Nei primi giorni della guerra del Libano, un carro armato guidato da un pugno di reclute deve attraversare un villaggio bombardato per assicurarsi di aver annientato il nemico. Chiaramente la missione da semplice si complica drammaticamente, trasformandosi in un incubo per l’equipaggio del blindato, costretto all’interno dell’acciaio a confrontarsi con una guerra che uccide e mutila senza nessuna pietà. Brutalità resa ancora più evidente dalla curiosa terminologia militare. Parole come “rinoceronte”, “angelo”, “libellula”, usate nel tentativo vano e meschino di sottrarre crudeltà e ferocia ad una realtà che vede uomini uccidere altri uomini, in una spirale cieca di obbedienza e vendetta. Un film durissimo e ben saldo sulla sua posizione antimilitarista.