Caserme Rosse è un documentario che racconta una storia che conoscono in pochi ma che dovrebbero sapere in tanti.Nato come caserma per l’addestramento delle reclute, lo stabile della Bolognina, viene convertito nel 1943 dai tedeschi in seguito all’armistizio. Reputando l’Arma dei Carabinieri “inaffidabile” (cioè poco disposta adassecondare le imposizioni dell’esercito tedesco), i nazisti ne ordinano prima il disarmo, quindi il rastrellamento della maggior parte dei membri. Partendo da Roma, i carabinieri e gli altri militari poco allineati al Reich, vengono arrestati e caricati su treni merci alla volta del campo di Caserme Rosse, dove vengono smistati verso due principali direzioni. Gli elementi più mansueti vengono destinati alla costruzione ed alla fortificazione della Linea Gotica, mentre quelli meno addomesticabili sono deportati in Germania per essere impiegati nei campi di lavoro piuttosto che nelle fabbriche tedesche. Attraverso questa operazione, il Reich intende sbarazzarsi degli eventuali ostacoli alla Soluzione Finale, la deportazione e lo sterminio di tutta la popolazione ebraica. Caserme rosse diventa così il principale campo di smistamento italiano. Si calcola che in poco più di un anno (il campo rimase infatti aperto dal settembre del ’43 all’ottobre del ’44), dei 70.000 deportati italiani, ben 36.000 transitarono per la Bolognina.Il documentario ricostruisce l’inchiesta che ha portato la luce sul campo di Caserme Rosse, ricostruendone la storia (per quanto possibile), svelandone le vergogne (attraverso le testimonianze dei pochi sopravvissuti), e scoprendo testimonianze eroiche di individui che, al di là degli schieramenti, scelsero di stare dalla parte dei prigionieri.Persone come il dottor De Biase, incaricato dai tedeschi della selezione dei deportati, che mentì sulla salute di molti detenuti, attribuendogli malattie contagiose o condizioni non idonee al lavoro, nel tentativo di sottrarli ad un destino infame di schiavitù. O come Don Giulio Salmi, che, giovanissimo cappellano del campo, non perse l’occasione di organizzare una rete di volontari che offrisse conforto ed aiuto ai rastrellati, arrivando a suggerire durante le messe, preziosissime indicazioni sulle vie di fuga e su come muoversi una volta fuori dal campo. Persone che non esitarono a mettere in gioco tutto per aiutare il prossimo, finendo col pagare con la vita il prezzo della sfida al regime. De Biase perí pochi mesi dopo la chiusura del campo in seguito alle ferite riportate nel pestaggio da parte dei tedeschi che, insospettiti, lo indagarono e smascherarono. Don Salmi fu anch’egli scoperto e condannato a morte, condanna che riuscì ad eludere solo grazie all’intercessione delle alte sfere del clero, costretto ed interdetto dal campo, dovette cercare altri modi per continuare la sua missione umanitaria.L’inchiesta, aperta nel 2008 e promossa su denuncia del presidente dell’Anpi della Bolognina, vuole accertare la presenza di fosse comuni all’esterno del campo, suggerite da trincee svelate da una fotografia aerea scattata dalla Royal Air Force Inglese nel ’44 e dal rinvenimento su di un muro esterno, di numerosi fori di proiettile ad altezza d’uomo. L’ipotesi è che durante i primi mesi di funzionamento del campo di smistamento, prima dell’arrivo dei rastrellati politici, Caserme Rosse sia stata usata dai tedeschi per fucilare i militari dissidenti arrestati in tutta Italia.Numerosi indizi concorrono a questa ipotesi, ed i periti concordano che basterebbe uno scavo per fugare molti dubbi. Nonostante questo la Procura tentenna e non si avverte l’urgenza di chiarire i fatti. Ennesimo aspetto oscuro di una storia misteriosamente scomparsa dalla memoria.Il film in sè non è niente di nuovo, lo stile è didascalico e l’emozione e delegata alla voce dei sopravvissuti.
Ma vederlo è importante.
Davvero importante.